01. Un punto di vacanza, basta un punto di vacanza, anche un punto di blu inaspettato nel cielo delle 21 (quasi). Cioè un’ora o due di svuotamento, far defluire il tanto popolo in testa: rinvii e rendiconti, nuove offerte e Gantt, qualcuno vuole il Gantt… No, non la casella del viaggio da riempire – le stanze son piccole -, e neanche il mare – un vagone ristorante come fine, no. Giorno per giorno, un’ora o due di svuotamento, appunto. Giorno per giorno, lo stesso modo – si dice, e fa ridere – di procurare soldi. Allora, senza saperlo, si tenta una città o un organismo nuovo, a partire da quel sempre punto di vacanza. E dal ’74, pensa.
02. Un autore diffuso è un albergo, una sorta di sharing economy prima della sharing economy vera. E par esser logico. L’esito naturale, in effetti, se la lezione dai Sessanta a oggi è valsa qualcosa, se un’idea di possibile e di quesito automatico muove ancora qualcosa. E non perché, dunque, l’autore anticipi o, esagerando, duri nel tempo. Non son parametri adatti, no, non son parametri. Son buoni restauratori che tirano fuori se stessi dal discorso, elegantemente. Par esser logico, un esito naturale, invece, per un semplicissimo riflesso di realtà, direi. Tu parli d’altro, parli di quel che si serve nella conversazione: una riparazione o l’orario dei treni. Per cortesia, perché giusto, perché interessa. Anzi, ascolti.
03. Un isolamento involontario quello di assecondarsi: l’alba, il pranzo presto, riposo un attimo, e via alla seconda giornata. L’anticipo della partenza un principio biografico ed economico. Intanto raddoppi, perfetto. La conclusione (della giornata) invece lo libera (vd. sopra), il principio. Lo contesta, lo rigenera. Io dico in questo modo per far entrare, ma è evidente che trattasi di arrangiamento, non ha descrizione come la si intende, secondo il canone. Anche qui, viene, sempre venuto, naturale. Fondi di investimento minimo, minimo in un ambiente. Per un’orchestrazione continua. Dove in effetti si vive bene, prova.